ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

Cinghiali, con zona bianca torna allarme sicurezza stradale

cinghiali agricoltori

Si chiede incontro a ministri Patuanelli, Lamorgese e Cingolani

Con l’arrivo dell’estate e l’ingresso dell’Emilia-Romagna in zona bianca, tornano trafficate strade e autostrade. E torna l’allarme sicurezza per il proliferare indisturbato dei cinghiali.

“Dal nazionale, fino ai nostri territori locali, Cia ha costantemente all’ordine del giorno la questione della fauna selvatica. Anche il territorio romagnolo, dalla collina fino a valle, si trova a dover fare i conti con la problematica – spiega il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi – La valutazione del fenomeno e le azioni da intraprendere devono essere approfondite nella loro totalità e complessità, comprendendo i danni che gli animali selvatici, in particolare i cinghiali ma non solo, causano sia alla viabilità, mettendo a repentaglio la sicurezza delle persone, sia alle coltivazioni agricole”.

 Il problema è pressante anche in Valconca e Valmarecchia, come ricordato anche dal vicepresidente di Cia Romagna, Lorenzo Falcioni, nel recente incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi in Provincia. Ora Cia-Agricoltori Italiani, che da anni porta avanti la sua battaglia per l’emergenza fauna selvatica, attende l’incontro con i ministri Patuanelli (Mipaaf), Lamorgese (Interni) e Cingolani (Transizione ecologica).

Nel 2020, nonostante le restrizioni alla mobilità, gli incidenti causati dagli animali selvatici in Emilia-Romagna sono stati il 10% di quelli totali, dato che pone la regione al secondo posto in Italia dopo la Lombardia. Per Cia, che è impegnata sul tema a livello sia nazionale che locale e chiede la modifica della legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica, è urgente tornare a ragionare in cabina di regia unica su modelli d’intervento più incisivi. Serve un approccio finalmente pragmatico alle politiche di contrasto di uno dei grandi nodi irrisolti dell’agricoltura italiana, che necessita di un’azione immediata da parte delle istituzioni per garantire, da subito, sicurezza sulle strade e porre fine ai danni incalcolabili procurati a tante aziende agricole.

“L’Italia non può permettersi di uscire da una pandemia, precipitando di nuovo nell’emergenza ungulati, che sono prima di tutto un pericolo per le persone, oltre che un costo per l’agricoltura – commenta il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino -. Le ambizioni green e la ripresa nazionale devono contemplare una risoluzione onesta, sostenibile ed efficace del problema fauna selvatica. Abbiamo chiesto un incontro al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese e al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani perché siamo pronti da tempo a dare il nostro contributo per riformare la legge in materia e fare, insieme, dell’Italia, anche su questo fronte, un modello esemplare”.

Sulle strade italiane, negli ultimi quattro anni, dal 2017 al 2020 -ricorda Cia analizzando i dati ASAPS- si sono verificati 469 incidenti significativi causati da animali. Sono state registrate 830 segnalazioni di feriti gravi con il massimo raggiunto nel 2019. Sono morte 56 persone, 16 solo nel 2020 e nonostante la minore circolazione di mezzi di trasporto per effetto delle restrizioni Covid. In Italia, sempre nel 2020 (157 incidenti significativi, 215 feriti seriamente e 16 morti), è la Lombardia a detenere il triste record con l’11% di incidenti in strada con il coinvolgimento di animali. Segue Emilia-Romagna (10%), Piemonte (9%), Abruzzo e Campania (8%), Toscana e Liguria (6%); Veneto, Lazio e Sardegna (5%). Inoltre, l’85% degli incidenti tra il 2018 e il 2020, sono da attribuire agli animali selvatici e solo il 15% a quelli domestici. Contrariamente a quanto si possa pensare, poi, si sono verificati per lo più di giorno (78%) e per il 97% sulla rete ordinaria. Su autostrade e strade extraurbane principali solo per il 3%.

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