Pomodoro da industria, siglato il contratto a 150 euro per tonnellata

Giuseppe Romagnoli
Finalmente si è conclusa la lunga trattativa fra produttori e industriali per il prezzo del pomodoro da industria del Nord Italia, relativo alla campagna 2023, con le parti che si sono accordate per un prezzo di 150 euro a tonnellata. Un’intesa importante per una produzione di alta qualità fondamentale per il piacentino, prima provincia al Nord per ettari coltivati. Il settore in Emilia Romagna produce 2,8 milioni di tonnellate di prodotto su 5,5 milioni di tonnellate a livello nazionale. Restano bloccati, per l’anno in corso, i parametri di qualità, con il patto però che saranno rivisti nel 2024.
In più nel contratto è previsto un premio aggiuntivo di 1 euro a tonnellata per i tardivi a partire dal 12 settembre. Questo perché a causa delle condizioni climatiche attuali, la campagna di trasformazione non dovrebbe partire, come di consueto, a metà luglio né concludersi a fine settembre. Inoltre, com’è noto, la produttività dei tardivi è minore rispetto a quelli dei medi e dei precoci.
“Finalmente – commenta Pierluigi Arata, presidente di Asipo – un contratto che riconosce l’indispensabile ruolo degli agricoltori all’interno della filiera che si è mostrata coesa, anche nella parte industriale, con le Op che hanno portato avanti le trattative con determinazione, ben decise a non scendere sotto i 15 euro al quintale nella consapevolezza che i costi produttivi sono lievitati enormemente e si doveva riconoscere un prezzo equo se le industrie di trasformazione volevano continuare a garantirsi la qualità del nostro pomodoro. Più degli altri anni si evidenzia l’importanza degli organismi che devono intercettare l’equilibrio, ossia le Op che hanno saputo potenziare il loro ruolo compattando sapientemente l’offerta. Solo attraverso la programmazione si determina l’offerta e, dunque, il prezzo. L’affermazione del controllo della programmazione deve collinare anche con le necessità dell’industria. Conta il risultato. Se per raggiungere l’equilibrio, che poi è il prezzo, tra programmazione e bisogni dell’industria occorre tempo, è tempo ben investito. La filiera ha finalmente dimostrato la coesione e il senso di responsabilità che ci aspettavamo nel voler tutelare un prodotto di valore e strategico per la nostra economia. Del resto – soggiunge Arata – gli aumenti ci sono stati in tutti gli altri Paesi produttori nel mondo, dalla California, alla Spagna, alla Grecia, Paesi che non hanno parametri produttivi così vincolanti come quelli italiani.
In più – precisa – il mercato si presenta favorevole, le scorte nelle fabbriche sono esigue. Casalasco attenta a questo mercato si è accaparrata in anticipo (chiudendo prima i contratti a questo prezzo ndr.) la fetta di prodotto che le interessava. Noi come Op non avremmo assolutamente accettato ribassi e bisogna convenire che, con senso di responsabilità, l’industria ha riconosciuto le nostre esigenze, comprendendo che una filiera coesa e con ruoli paritetici, è interesse comune per salvaguardare un comparto che tutto il mondo ci invidia. Un ruolo che – continua il Presidente Asipo – è stato riconosciuto unanimemente anche dalle associazioni professionali che ci hanno sempre sostenuto. Abbiamo accettato di spostare le trattative per la revisione della “scaletta” qualitativa al prossimo anno, ma dobbiamo tenere presente che l’attuale è abbastanza penalizzante, con le percentuali di variabilità più alte nel mondo. Adesso – conclude Arata – attendiamo, come è auspicabile, una stabilizzazione delle condizioni metereologiche, pronti come sempre a mettere in campo la nostra consolidata professionalità per fornire alle industrie un prodotto qualitativamente superiore, come i mercati devono riconoscere”.